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Storia del “Nuovo Ordine Mondiale”

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Font: Réseau Voltaire http://www.voltairenet.org/article164176.html 23 febbraio 2010

Nota del traduttore:

Ed ecco che anche Pierre Hillard, che vorrebbe opporsi al predominio anglosassone sul mondo, si appoggia a pubblicazioni statunitensi, come quella di Antony Sutton, l’unica che viene evocata come base documentaria, quando si tratta di affrontare la vicenda. Altri ‘segugi’ come Estulin scoprono cose come l’acqua calda. Eppure non c’è bisogno di fare i complottisti, su questo punto. Ad esempio, la simpatia riscossa dalle due rivoluzioni russe del 1917, presso l’entourage di Wodrow Wilson, non è un mistero per gli storici. Vedasi Mario Margiocco, Stati Uniti e PCI, Laterza, 1981. E’ vero che gli ambienti wilsoniani si felicitarono per la Rivoluzione d’Ottobre, ma solo perché ne fraintesero il senso. Per loro si trattava di una rivoluzione ‘liberal-democratica’, che allineava l’Impero Russo ex-zarista alle democrazie occidentali, liberandole dall’imbarazzo propagandistico di avere un alleato oppressore e oscurantista, nella lotta contro i ‘biechi’ imperi centrali.

Difatti, quando Bertrand Russell e H. G. Wells andarono a Mosca a parlare con Lenin e gli altri dirigenti del partito bolscevico, con l’intento di affidar loro le direttive della ‘casa madre’, Lenin rispose in modo tale, che al loro ritorno, Wells e Russell inveirono contro la Rivoluzione Bolscevica. E da allora, nella vulgata, la rivoluzione ‘libertaria’ venne trasformata nel festino dei ‘comunisti mangiabambini’. Per quanto riguarda la vicenda del banchiere Olof Aschberg, guarda caso di Stoccolma, ‘finanziatore dei bolscevichi e della rivoluzione bolscevica’, senza ‘cui non ci sarebbe stata la rivoluzione bolscevica’, possiamo supporre che si tratti dell’ennesima presentazione di un’altra ‘leggendaria figura’, Parvus (Axelrod), un immigrato socialista ebraico-russo che, coincidenza, operava come finanziere e mercante d’armi proprio a Stoccolma. Ma visto che il suo nome fu utilizzato dai ‘complottisti del Kaiser’, cioè da coloro che affermarono che Lenin fosse un agente tedesco, e che sarebbe stato usato dall’imperialismo tedesco per eliminare un alleato delle potenze occidentali, una tesi in contraddizione a quella sostenuta dai discepoli del sopravvalutato Sutton (che non dice nulla di assolutamente ignoto o nuovo, riguardo alla collaborazione USA in URSS), appunto al centro delle affermazioni di Hillard; allora s’è preferito parlare di questo Aschberg (probabilmente uno pseudonimo di Axelrod), per poter riciclare e reincastonare nel ‘gran complotto mondiale’ la vicenda della Rivoluzione d’Ottobre. Non foss’altro che, stranamente, tutti questi autori tacciono fragorosamente sulla figura di Kerenskij, il socialista moderato che diresse il governo provvisorio russo tra le due rivoluzioni del 1917. Kerenskij era un massone, liberale a sufficienza per i gusti occidentali e, soprattutto, aveva promesso la continuazione della guerra a fianco delle potenze alleate. Quindi perché mai Sutton e il suo ‘team di seguaci’ continuano a dire che le potenze occidentali invece finanziarono un movimento che voleva far uscire dalla guerra un loro importante alleato? Mistero della fede, tanto più che Kerenskij, al momento della rivoluzione Bolscevica, fuggì su un’auto dell’ambasciata statunitense a Mosca, e trovò accoglienza negli USA. Una spiegazione è data dalle fonti stesse, anzi LA fonte, di questo ‘complotto’: i libri di Sutton, ripetutamente citati da altri autori, e un paio di lettere tra il presidente della FED e W. Wilson, note da almeno trent’anni. I ‘complottisti’ hanno sempre avuto cura di nascondere ciò che non rientrava nel loro quadretto. Lenin, l’agente del Kaiser di ieri, oggi, magicamente, diventa l’agente dei nemici del Kaiser. Prima il nemico ‘unamerican’ erano i bolscevichi agenti dell’imperialismo tedesco, oggi il nemico ‘unamerican’ sono i bolscevichi alleati dei banchieri… Una visione che in superficie sembra antimperialista e anticapitalista, ma come dice il buon Marx (ma non tutti gli ammiratori di Marx erano o sono bolscevichi o sostenitori di Lenin, come i filosoficamente sprovveduti ‘complottisti’ filoamericani pensano.) ‘Questi aristocratici hanno impugnato la proletaria bisaccia da mendicante, agitandola come bandiera per raggruppare dietro a sé il popolo. Ma tutte le volte che li ha seguiti, il popolo ha visto sulle loro parti posteriori i vecchi blasoni feudali e s’è sbandato con forti e irriverenti risate. Una parte dei legittimisti francesi e la Giovine Inghilterra hanno offerto questo spettacolo’.

E nelle terga dei ‘teorici del gran complotto’ si notano proprio i blasoni della nobiltà decaduta, della ‘nobiltà americana’, del popolo di eroi che ha conquistato la ‘terra della redenzione’. Ma il ‘destino manifesto’ è oggi macchiato dal fallimento del capitalismo statunitense. Wall Street e FED hanno commesso il peccato mortale di infrangere il sogno americano; la terra promessa ‘quasi priva di popolazione’ è stata tradita e oltraggiata da questi apostati-banchieri, che in quanto tali sono capaci di allearsi con qualsiasi entità demoniaca: anarchici, socialisti, comunisti, cattolici, fascisti, islamici, perfino i vecchi oppressori inglesi. Questo ci dicono i Sutton, gli Estulin, i Ron Paul, i Lyndon LaRouche e gli Alex Johnes. In realtà il messaggio portato avanti da questo genere di teorici del gran ‘complotto globalista-mondialista’ è semplice: perpetuare il mito dell’America quale terra promessa.

Non solo, ma l’affondo di Sutton contro il ‘New Deal’, che definisce ‘socialismo’ e che pone accanto al comunismo e al ‘socialismo collettivo’ (ovvero il fascismo tedesco), come minacce totalitarie dovrebbe far riflettere le persone come Hillard. Non basta sostituire il termine America con Francia; non basta sognare la vittoria francese sugli inglesi, nel Quebec, durante la Guerra dei Sette Anni alla metà del XVIII secolo e, quindi, immaginare la nascita di un’America francofona. Gli stilemi ideologici utilizzati da Hillard, non possono essere riutilizzati da altri che non siano vessilliferi dell’‘Americanismo’. Le tesi sostenute in questo testo, sono chiaramente elaborazioni sviluppate nel ‘ventre dalle bestia’, ma non per combatterla, ma per salvarla!

Sutton, come già detto, attacca un modello socio-economico che si è costituito tra le due guerre. Quello che chiama ‘socialismo’, per ‘spaventare i borghesi’ e innalzare la bandiera neoamericana, non è altro che un processo oggettivo nello sviluppo economico-industriale nel pieno del XX secolo e all’indomani del trauma  europeo della Prima Guerra Mondiale e del trauma statunitense della Grande Crisi Economica del 1929-30. Per Sutton, portatore di una precisa ideologia, quasi una fede (e non a caso, da qualcuno battezzata ‘ideocrazia’), gli aspetti orribili del Fascismo, dello Stalinismo e del Liberal-socialismo rooseveltiano e laburista, non sta nei lager, nel GULag o nelle spese militari o nell’interventismo imperialista. Quello che accomuna questi regimi è il criminale, per Sutton & friends, intervento degli organi statali nella società, per evitarne le storture, per controllare la naturale tendenza all’anarchia del capitalismo, per tutelare gli strati sociali meno avvantaggiati (che agli occhi dell’americanismo ideocratico, sono rappresentati da quella parte della comunità non toccata dalla ‘grazia divina’: gli schiavi liberati, gli indiani, gli immigrati che rovinano la purezza razziale dei ‘nativisti, i WASP che si ritengono i ‘veri americani’, cioè i discendenti dei pellegrini). Il tutto semplificato dal terrorismo della parola-babau: le tasse, negli USA visti come male assoluto, violenza alla libertà illimitata dell’individuo WASP.

Sutton, rimastica malamente concetti elaborati da personalità ben più acute della sua: Amadeo Bordiga, Bruno Rizzi, Max Schachtman e James Burnam. Ma non avendo dei ‘denti’ filosofici adeguati, può ingolla la sua ipotesi dell’equivalenza tra sovietismo, fascismo e rooseveltismo solo ricorrendo allo sciroppo del ‘Grande Complotto volto a distruggere o tradire il Destino Americanista’.

Questo è appunto il messianismo americanista, che imbevuto dall’ideologia del ‘Complotto Eterno’, vede sempre una mano nemica che opera nell’ombra. Prima erano gli inglesi, poi i demoniaci indiani e i nascenti stati latinoamericani, che con la loro semplice presenza attentavano (e attentano) alla supremazia del popolo eletto, del ‘Nuovo Israele’, pianificato dai padri fondatori e che deve estendersi per tutta la ‘Terra Promessa’ (le Americhe, appunto). Quindi vennero gli immigrati europei, poi quelli latini, la ‘Red Scare’ degli anarchici, dei wobblies, dei socialisti e dei bolscevichi. Poi toccò all’’internazionalista’ Roosevelt, che nel tentativo di raddrizzare gli USA, traumatizzati dal crollo della borsa del ’29, fece ricorso agli strumenti già usati in Europa (in Germania, Francia, Italia e URSS) dell’interventismo statale, finora usato solo per salvare gli interessi del grande capitale. Infatti, il crimine sta nel fatto che la società contemporanea non viene più lasciata in balia di se stessa (cioè dei più forti, nella scala gerarchica sociale), con il governo che funge esclusivamente da gendarme e soldato ogni qual volta la ‘cristalleria di casa viene attinta dalla mano del negro liberato’, come Sutton ieri e i suoi discepoli di oggi desiderano, sognando un’Arcadia americana inesistente, dei bei tempi dei ‘padri fondatori’ e del capitalismo del ‘selfmade man’, sostanzialmente immobile. Un capitalismo impossibile, che non dovrebbe produrre monopoli, contraddicendo il processo evolutivo naturale del capitalismo stesso. Appunto mitologia, che si nutre di altra mitologia. E non è un caso che questa corrente dell’ideocrazia americanista ottiene il sopravvento nel secondo dopoguerra, quando gli USA, illudendosi di essere finalmente i padroni del Mondo, scoprono con orrore il consolidarsi del blocco eurasiatico Sovietico-Cinese. La teoria del ‘Grande Complotto’ e dei traditori (non ancora i banchieri e la FED) riemerge e costruisce un altro feticcio che attenta alla sacralità dell’America quale ‘Terra Promessa’. La nuova ‘Red Scare’ risorge per impedire che dei traditori ‘unamerican’ violassero le tavole delle leggi universali che Dio aveva assegnato alla ‘città sul colle’, affinché si spandesse nel mondo il verbo di Washington e ne imponesse la leadership universale. Con la Guerra Fredda questa corrente si rafforza sempre più, e col declino delle ‘mostruosità socialiste’ tra gli anni ’70 e ‘90, arriva direttamente al potere, con la Thatcher e con Reagan, e i loro degni successori.

I neocon sono la loro avanguardia, la punta di diamante, assieme ai sionisti, alla Israel Lobby. Sono davanti a tutti e si espongono alla ribalta. Ma altri, che apparentemente li contrastano, ma solo perché sono alla loro coda, sono la retroguardia di questo movimento ideocratico. Sutton ne è un esponente importante; tanto che viene assunto a leader intellettuale, le sue opere sono sempre immancabilmente citate (ma probabilmente mai lette) dai seguaci e dagli sprovvedutissimi estimatori europei o non-americani. Hillard non ha capito che i riferimenti che utilizza non salvano la ‘Grandeur della Francia’ dai Sarkozy e dalle Carlà, semmai la sprofondano vieppiù a fondo, non capendo il contesto geostrategico in cui rientra la teoria del ‘Gran Complotto’ del Nuovo Ordine Mondiale perseguito dai poteri forti. Intendiamoci, questi poteri esistono, senza dubbio, come è esistito Cecil Rhodes, e come esistono la Chatam House, il CFR, la FED. Ma queste vengono criticate ed esposte per non aver saputo. o per aver fallito, nel rendere gli USA il centro dell’universo. Ciò che propongono gli Alex Jones ed altri simili accaniti nemici del ‘Nuovo Ordine Mondiale’, non è quello di abbattere il sistema dell’ingiustizia e del predominio, ma di reimporre al Mondo il mito dell’Americanismo, degli USA quale centro universale, cui tutto e tutti devono dipendere. Non a caso, nel ‘Gran Complotto’, più o meno demoniaco, architettato dalle potenti famiglie ‘internazionaliste’, vengono trascinate anche quelle realtà che, unendosi, cercano di contrastare proprio l’interventismo e il messianismo volti a restaurare il predominio degli USA. Hillard, con questo testo, non reca un grande aiuto alla sua Francia.

Storia del “Nuovo Ordine Mondiale

Pierre Hillard Réseau Voltaire http://www.voltairenet.org/article164176.html 23 febbraio 2010

Pierre Hillard racconta la storia di un movimento ideologico, che ha lasciato la sua impronta sui tentativi in corso di raggruppare gli Stati all’interno di blocchi regionali, e che cerca di orientarli verso una forma di governance globale. Il suo obiettivo non è quello di prevenire i conflitti, ma di estendere il potere finanziario e  commerciale del mondo anglo-sassone. Teorizza e sostiene il progetto di un “Nuovo Ordine Mondiale”, eretto sulle rovine delle Nazioni Unite. Naturalmente, non si tratta d’assorbire tutti gli sforzi per porre fine alle divisioni nazionali a una volontà di dominio. Ma è necessario studiare questo progetto di globalizzazione politica, affinché non si lasci trasformare l’ideale dell’unità umana in un incubo totalitario.

Riunitisi a Londra, il 2 Aprile 2009, attorno alla regina Elisabetta II, i capi di Stato e di governo delle 20 più grandi potenze mondiali, hanno mirato alla creazione di un di rettorato economico mondiale. Con la ratifica del Trattato di Lisbona da parte di 27 Stati europei, l’elezione di Herman Van Rompuy alla presidenza del Consiglio europeo e di Catherine Ashton come Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il 19 novembre 2009 segna uno spartiacque nelle ambizioni globali. L’Unione europea (UE) s’è vista darsi progressivamente un volto politico e un “numero di telefono“, secondo le parole di Henry Kissinger. Certamente, nuove impostazioni – una forma di prova – sono necessarie per stabilire realmente questa unione regionale. Infatti, le rivalità continuano a sussistere tra il Presidente del Consiglio europeo, Presidente della Commissione europea e la presidenza semestrale. Questa situazione infastidisce profondamente l’amministrazione Obama [1]. Tuttavia, dotata di una personalità giuridica e della primazia completa del diritto europeo sul diritto nazionale, l’Unione europea può pretendere (riuscire?) nel diventare un attore sulla scena internazionale. Sarebbe sbagliato dire che questo nuovo ruolo sarà in completa indipendenza dal resto del mondo. In realtà, l’élite europeista, sostenuta dall’oligarchia finanziaria avanzano in collegamento e in comunione spirituale con tutte le altre forme di unioni regionali in fase di sviluppo sul pianeta.

Infatti, l’Unione europea è solo una componente di un programma globale che porta alla comparsa di blocchi continentali, ognuno con una moneta, una cittadinanza, un solo parlamento, ecc.; tutti questi blocchi sono chiamati a costituire una governance globale. Siamo in grado di rilevare  le seguenti unioni regionali in formazione:

– La Comunità Economica Eurasiatica (CEEA o Eurasec per Comunità Economica Eurasiatica) [2]: creata nell’ottobre 2000, riunisce i paesi dell’ex blocco sovietico (Russia, Kazakistan, Bielorussia, …), persegue l’obiettivo di creare un’unione doganale [3] a partire dal 2010, con l’idea di una moneta che regga l’unione, chiamata “Evraz” [4] o “Euras” o “Eurasia” (i nomi della moneta possono ancora cambiare) [5].

– L’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) [6]: fondata nel maggio 2008, intende passare da una logica sub-regionale a una identità regionale, con la fusione in una organizzazione del Mercosur e della Comunità andina, cioè a riunire tutti gli stati del Sud America (tranne la Guiana francese, e le isole Sandwich e Falkland inglesi). L’ideale è quello di risucire a creare un parlamento, una moneta unica [7] e una cittadinanza comune. L’UNASUR mantiene legami con il suo modello europeo, nel quadro di un’assemblea parlamentare euro-latino-americano chiamata EUROLAT [8].

– Il Sistema di Integrazione Centroamericana (SICA) [9]: Inaugurato nel dicembre 1991, questo gruppo di paesi centroamericani persegue gli stessi obiettivi citati in precedenza, in particolare la creazione di una moneta unica, in seguito al 33.mo Congresso tenutasi a San Pedro Sula (Honduras), nel dicembre 2008.

– Il lancio della “Organizzazione per l’Unità Africana” (OUA) [10] nel 1963, ha contribuito ad aumentare la marcia, dagli anni 1999-2000, con la creazione dell’Unione Africana (l’UA, a Durban, nel luglio 2002) e al “Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa” (NEPAD) [11]. Gli obiettivi (commissione, parlamento panafricano, corte africana dei diritti dell’uomo, ecc) imitano il modello europeo [12].

– Il Consiglio di Cooperazione del Golfo (Golf Cooperation Council, GCC) [13]: fondato nel 1981, tende a un’unione sempre più stretta degli Stati del Golfo (Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Emirati Arabi). Una moneta comune è prevista per il 2010/2011. Il nome suggerito da alcuni è “Khaleeji. Tuttavia, anche se il principio di unità monetaria è decisa, il nome di questa moneta non è certo [14].

– Una Unione del Nord America è stata avviata nel marzo 2005, in Texas (Waco), dai leader di USA, Canada e Messico, sotto la PSP (Partenariato per la prosperità e la sicurezza) [16]. L’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere, teoricamente nel corso del 2010, l’istituzione di un perimetro unificato politico, economico e militare dei tre Stati [17]. Una moneta chiamata “Amero” o “dollaro nordamericano” (la designazione della nuova moneta non è sicura), per sostituire il dollaro statunitense e canadese e il peso messicano [18]. Questa mutazione comporta il crollo del dollaro e, per estensione, del sistema finanziario e monetario mondiale. La crisi sistemica globale (politica, finanziaria, monetaria e geopolitica) s’è rafforzata all’inizio del 2010, per facilitare l’arrivo di questo nuovo ordine mondiale tanto desiderato dai corifei del sistema.

Infine, è teoricamente previsto per il 2015, l’istituzione di un blocco unitario politico, economico e militare euro-atlantica [19]. Possiamo dire che il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione, il 26 marzo 2009, che si occupa dello “stato delle relazioni transatlantiche, dopo le elezioni che hanno avuto luogo negli Stati Uniti.” Questa risoluzione ha il merito di ricordare tutti gli accordi politici, economici e militari stipulati da entrambi i lati della sponda dell’Atlantico, per raggiungere una unione transatlantica [20].

Questa lista non è completa, senza menzionare un grande evento ignorato dalla stampa francese. Infatti, in occasione del vertice de L’Aquila, in Italia (8-10 luglio 2009), i capi di Stato hanno affrontato vari temi (crisi economica, il clima …). Tuttavia, nel corso di un incontro con i giornalisti, il presidente russo Medvedev fu lieto di presentare un prototipo di moneta globale, sotto forma di un conio prodotto in Belgio, sul quale era inciso, in inglese, “unità nella diversità” [21]. Questa presentazione è un importante punto di svolta. Per la prima volta, un capo di Stato ha presentato l’esemplare di una moneta in grado di essere l’unico riferimento per tutta l’umanità [22]. Questa azione integra le parole di Herman Van Rompuy che, durante il suo discorso di accettazione dopo la sua nomina a presidente dell’Unione europea, non ha esitato a pronunciare queste parole gravide di significato: “Il 2009 è anche il primo anno del governo globale, con l’instaurazione del G20 in piena crisi finanziaria“[23].

Questa affermazione – propria da parte di un sostenitore della governance globale – dovrebbe indurci a riflettere e, farci porre la seguente domanda: come siamo arrivati a questo punto? In effetti, la descrizione di tali diverse unioni regionali, più o meno avanzate, nel contesto di un’unica autorità – con l’implosione degli stati che la compongono [24]. Non è un caso. In realtà, questa mutazione è il risultato di un lungo lavoro di fondo, da parte delle oligarchie finanziarie [25] e dei gruppi delle élite politiche nel quadro dei think tank e delle fondazioni.

L’oligarchia anglo-sassone e i suoi principi

L’opinione pubblica francese, purtroppo, ignora i veri attori della politica mondiale, questi esercitano i loro talenti più dietro le quinte che sul palcoscenico politico. Per comprendere meglio la situazione disastrosa in cui i difensori della causa nazionale si trovano, all’inizio del ventunesimo secolo, è necessario ricordare, a grandi tratti, il ruolo fondamentalmente importante della potenza finanziario e aristocratica anglo-sassone. Questa è sempre stata uno Stato nello Stato. Si può situare la sua preso del potere dopo l’introduzione della “Magna Carta“, nel 15 giugno 1215. Dopo la sconfitta del re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra, il 27 luglio 1214 a Bouvines, da parte del re Filippo Augusto, i baroni inglesi strapparono i privilegi politici e finanziari. Ora la Corona britannica fu costretta ad aiutare e a collaborare con una classe che univa forza, potenza finanziaria e ambizioni commerciali. Da quel momento, nacque una élite avida, orgogliosa e orgogliosa. E’ all’origine dell’esistenza di questi gruppi di pressione (o lobby) che, in modi diversi, come l’intelligence, la finanza o i media, esercita pressioni sul potere politico. Quest’ultima dipende in larga misura dal sostegno e dal contante sonante per mantenersi al potere, è assolutamente obbligata ad ascoltare i consigli e le indicazioni di questa casta. I think tank (“istituti di ricerca“, una traduzione comunque inadeguata), le fondazioni e gruppi di élite sono la logica continuazione dello spirito l’élitista e mercantile. Questi cenacoli sono diventati il centro onnipresente di una minoranza attiva che condiziona il futuro del mondo anglo-sassone e poi, passo dopo passo, dell’intero universo. A differenza della concezione francese della politica, che sottomette qualsiasi attività a quella dello Stato, queste organizzazioni politico-affaristiche non dipendono più dall’autorità nazionale. Molto presto, esse hanno esercitato la loro forza. Fin dal Medioevo, aziende come London Staplers, London Mercers Society o British East India Company (BEIC nel 17° secolo) sono stati la punta di diamante dell’imperialismo britannico. Così, l’aristocrazia commerciale s’è passata la fiaccola della conquista e del controllo della ricchezza da una generazione all’altra. “Sempre più“, per prendere in prestito una frase di François de Closets.

La sconfitta francese in Nord America, che portò al trattato del 10 febbraio 1763, può essere considerata come la nascita dell’affermazione dell’oligarchia britannica. Infatti, la perdita della Nuova Francia ha dato alla Corona britannica un intero continente, dalla immense ricchezze e quasi priva di abitanti. L’incapacità della monarchia francese nel popolare vaste aree e nell’integrarle nella sfera della civiltà greco-romana, fece scivolare tutto questo spazio sotto al controllo anglo-sassone. A loro volta, illuminate dello spirito messianico, le élite conquistatrici americane, in collaborazione con i loro omologhi britannici, sono pronte a imporre il proprio modello al mondo. Dopo le guerre della Rivoluzione e la sconfitta di Napoleone I, nel 1815, la potenza anglo-sassone non aveva rivali sui mari. La potenza demografica, il popolamento di vasti territori in Nord America, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, il controllo dei punti strategici di tutto il mondo (Gibilterra, Hong Kong…), il furto di territori in quasi tutti i continenti, la tecnologia di punta e le prestazioni del settore bancario, permisero a questa aristocrazia commerciale di Londra e New York, di sognare il dominio del mondo, sotto l’egida della City e di Wall Street. Un uomo è stato la figura di punta di questo ideale: Cecil Rhodes.

Cecil Rhodes (1853-1902) [26]

Questo grande difensore dell’impero britannico emigrò in Sud Africa, dove la sua personalità e le sue smisurate doti intellettuali gli consentirono di fare fortuna con i diamanti. Fu responsabile della creazione dell’industria diamantifera De Beers, assieme e con il sostegno di Nathaniel Mayer Rothschild (1840-1915). La sua fortuna colossale gli aprì le porte della colonia britannica, e Cecil Rhodes potè gettare le basi che permisero allo Stato Sudafricano (dominion dell’impero britannico) di prendere forma alcuni anni dopo la sua morte, nel 1910. La sua influenza finanziaria e politica gli permise di controllare i territori in cui egli diede il nome: la Rhodesia. Divisa successivamente in Rhodesia del Nord e Rhodesia del Sud, questi stati sono divenuti Zambia e Zimbabwe. Tuttavia, la sua grande idea coloniale era quella di creare una immensa ferrovia dal Capo al Cairo. Nella difesa dell’Impero Britannico, le linee di comunicazione sono una questione cruciale per lo sviluppo della ricchezza di qualsiasi tipo. Lo sviluppo delle vie di comunicazione (in tutte le sue forme [27]) è il passaggio obbligato per il buon funzionamento di un qualsiasi impero. Questo precetto è di una grande attualità in questo inzio del ventunesimo secolo [28]. Le linee di comunicazione sono le arterie che alimentano l’impero commerciale e politico.

Al di là del buon funzionamento dell’impero inglese, un ideale più alto si fissa in Cecil Rhodes. Infatti, convinto della superiorità della “razza” anglo-sassone, progettò una politica volta a garantire questo dominio: l’unione di tutti gli anglo-sassoni, o più precisamente, l’introduzione di un blocco composto dall’impero britannico e dagli Stati Uniti d’America. Il tutto deve essere per lui il fondamento per la nascita di uno Stato mondiale, animato dai principi e la filosofia dell’aristocrazia commerciale anglo-sassone. Per raggiungere questo obiettivo, ritenne necessario assumere individui superiori nelle università che, animati dallo stesso ideale, sarebbero stati sostenuti fino ad occupare diverse posizioni chiave nell’economia, nella finanza, tra i militari, nell’istruzione, nell’intelligence o nel giornalismo. Così, come un esercito, varie persone, veri gesuiti del globalismo, convergeranno verso lo stesso obiettivo di formare le menti, nei rispettivi paesi, per sviluppare le strutture politico-economiche che portino alla nascita di questo stato del commercio globale. Nella sua mente, questa ambizione titanica e a lungo termine, passava attraverso la creazione di “borse di studio Cecil Rhodes” (Rhodes Scholarship). Cecil Rhodes non ha avuto il tempo di vedere la realizzazione di questo ideale, nel corso della sua vita. Fu solo nel 1904 che i suoi collaboratori più vicini lanciarono la prima borsa di studio col suo nome, presso la Oxford University. Il sociologo francese, Auguste Comte, ha detto che “i morti governano i vivi”. Questa formula può essere ampiamente applicata a Cecil Rhodes. Le sue idee hanno plasmato il mondo del XX secolo e dell’inizio del ventunesimo secolo. Senza citarli tutti, si possono incontrare tra i beneficiari delle borse di studio Cecil Rhodes: il primo ministro australiano Bob Hawke (1981/1993), James Wolsey, direttore della CIA (1993/1995), Wesley Clarke, capo della NATO negli anni ‘90 e uno dei principali attori nella distruzione della Jugoslavia nel marzo 1999, il presidente Bill Clinton (classe 1968) e James William Fulbright (senatore dell’Arkansas e figura importante nella politica degli Stati Uniti) [29].

La politica di Cecil Rhodes non potrebbe assumere la misura che ha avuto, senza il lavoro dei suoi collaboratori. Ancora una volta, non possiamo citare la lista del tutto coerente, alla lettura  di The Anglo-American Etablishment di Carroll Quigley. Gli uomini che circondavano Cecil Rhodes erano caratterizzati da un fatto importante: occupavano i settori chiave della società britannica, nella seconda metà del XIX secolo [30]. Hanno determinato il futuro del mondo in maniera inesorabile. In questo lungo elenco, si conservano tre personaggi.

Una delle figure di punta, successore e figlio spirituale di Cecil Rhodes fu Alfred Milner (1854-1925, noto anche come Lord Milner). Tra le sue molte attività, per esempio come direttore della London Joint Stock Bank, è stato capo del gabinetto di guerra del primo ministro Lloyd Gorge, durante il conflitto 1914-1918. Durante la guerra mondiale, un evento determinate per le generazioni future si svolse nel novembre 1917. In effetti, la “Dichiarazione Balfour” (Arthur James Balfour, politico inglese) che sostenne il riconoscimento del governo britannico di un focolare per gli ebrei, in Palestina. Questo riconoscimento è stato formalizzato con una lettera indirizzata direttamente a Walter Rothschild, che era un intermediario con il movimento sionista in Gran Bretagna. In realtà, il vero autore di questa affermazione è stato Alfred Milner. Come Carroll Quigley spiega, la “Dichiarazione Balfour” in realtà dovrebbe essere chiamata “Dichiarazione Milner” [31].

Philip Kerr (1882-1940, più tardi Lord Lothian), è stato segretario privato di Lloyd George. Inutile dire che è stato al centro delle politiche commerciali del primo ministro britannico, e fu la cinghia di trasmissione per l’intero “gruppo Milner” [32]. Successivamente, è stato ambasciatore del Regno Unito a Washington.

Infine, possiamo discutere di Lionel Curtis (1872-1955). Oltre alla sua partecipazione al Trattato di Versailles, fu l’autore di “Commonwealth of Nations“, la cui attuazione data dal 1948. Come rivelato da Carroll Quigley, questa espressione è il risultato di un lavoro il cui scopo era quello di preparare l’impero britannico al cambiamento politico che ha portato ad una organizzazione globale. Questi lavori richiedevano un Commonwealth risalente al 1916 [33]. Infine, precisiamo che Lionel Curtis è stato determinante, nel 1919, nella creazione del think tank britannico Royal Institute of International Affairs (RIIA, noto anche come Chatham House).

Il funzionamento del meccanismo globale, deve essere studiato come un puzzle enorme. Si deve rivedere ogni pezzo di questo puzzle e poi combinarli per ottenere una visione d’insieme. Quindi, ci spostiamo in un’altra parte del sistema, ricordando al lettore che deve tenere conto di questi diversi elementi, per poi ricostruire il tutto. Solo allora si può comprendere la “Bestia“.

La società fabiana (Fabian Society) [34]

La società fabiana [35] è un istituto fondato a Londra nel 1884, sotto la guida del politico inglese Sidney Webb (1859-1947) e di sua moglie, Beatrice Webb, o anche dello scrittore irlandese George Bernard Shaw (1856-1950). L’avanguardia di questa società si formò sotto l’influenza del promotore del socialismo Robert Owen (1771-1858) [36] che ha trasmesso le sue idee a John Ruskin (1819-1900, professore presso l’Università di Oxford [37] e che influenzò Cecil Rhodes) [38]. Altre persone animate da un ideale socialista cristiano, come Frederik Derrison Maurice (1805-1872) gettarono le basi, durante il XIX secolo, che aprirono la strada per la fondazione della Fabian Society. La scelta di “Fabian” (fabiana) viene spiegato come riferita al generale romano al tempo delle guerre puniche (C. 200 aC), Fabius Cunctator (vale a dire il “tentennante” ). Di fronte al generale cartaginese Annibale, l’esercito romano era impegnato nella politica della guerriglia, che consisteva a non precipitare le cose per poter raggiungere l’obiettivo. Questo metodo di cambiare con dolcezza, ma implacabile, è il segno distintivo della Fabian Society. Difende il principio di una società senza classi che porta alla sintesi del socialismo (stato sociale) e del capitalismo (le forze del mercato), il tutto che porta alla formazione di una economia monopolistica, nel quadro di uno stato globale. Per soddisfare le ambizioni di questa società, i suoi leader hanno sentito la necessità di procedere passo dopo passo o, come dicono, “gradualmente“. L’influenza di questa società è immensa, con molti politici inglesi che sono stati membri della Fabian Society [39]. Tuttavia, questa influenza è ancor più importante, dato che la società è stata alla base della creazione della London School of Economics (LSE) nel 1895, sotto la guida di Sidney Webb. Questa prestigiosa scuola di formazione economica, che si è diversificata in seguito, ha formato nello spirito fabiano, generazioni di leader britannici, ma anche molti studenti di tutto il pianeta. Questi sono spesso diventati i principali attori della vita politica ed economica nei loro paesi. Così, l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, il presidente John Kennedy, la regina Margarethe II di Danimarca, Pierre Trudeau (Primo Ministro del Canada); lobbista e membro di diversi gruppi di riflessione, Richard Perle (“Prince of Darkness“), il finanziere George Soros (fondatore della Open Society Institute), l’ex consigliere di François Mitterrand, Erik Orsenna e il cantante dei Rolling Stones, Mick Jagger (che non ha fatto che un anno! [40]), hanno frequentato i banchi di questa scuola. Quest’ultima, grazie all’azione della Fabian Society, ha contribuito alla formazione di molte menti in tutto il mondo. Tuttavia, l’influenza di questa società è stata varia, anche attraverso l’azione di uno dei suoi membri, lo scrittore Herbert George Wells (1866-1946).

Immerso negli ideali fabiani, HG Wells ha sviluppato le sue opinioni in molti libri. Autore di successo con ‘L’uomo invisibile’, ‘La macchina del tempo’, o La ‘Guerra dei mondi’, lo scrittore inglese è stato in grado di diffondere le sue convinzioni in un libro pubblicato nel 1928: ‘Open Conspiracy’ (“cospirazione aperta“) [41], sostenendo uno stato mondiale senza classi, che controlla tutto (“una nuova comunità umana“, secondo le sue stesse parole), incoraggiando la drastica riduzione della popolazione mondiale e la pratica dell’eugenetica. In realtà, fin dall’inizio, HG Wells ha presentato le sue teorie in un lavoro sconosciuta il cui titolo corrisponde esattamente alla formula massonica Ordo ab Chao: ‘La distruzione liberatrice’. Pubblicato nel 1914, questo libro racconta la storia di una guerra generale, con la conseguente creazione di uno stato mondiale composto da 10 blocchi (“10 quartieri” nelle parole del suo autore [42]). In questo libro – ricordo è apparso nel 1914 – si trova la frase “Nuovo Ordine Mondiale” [43]. Successivamente, HG Wells s’è ripetuto nella pubblicazione di un libro nel 1940, con un titolo senza equivoci: Il Nuovo Ordine Mondiale [44].

Tutti i rappresentanti fabiani hanno partecipato e collaborato, a stretto contatto o da lontano, con il gruppo di Cecil Rhodes e Lord Milner. Un vero spirito di squadra per un obiettivo comune, uno stato mondiale, animava queste diverse persone. Le élite anglo-sassoni, che sono la logica conseguenza delle aristocrazie commerciali del Medioevo, hanno continuato a raccogliere le loro forze in altri club come la Pilgrim Society nel 1902, a Londra e New York [45]. La velocità massima è stata raggiunta nel 1910, con la creazione della Tavola Rotonda.

La Tavola Rotonda e i suoi “figli [46]

La creazione della Tavola Rotonda [47] che è, in ultima analisi, l’erede degli ultimi secoli di tradizioni mistiche, finanziarie ed élitiste, è stata una pietra miliare nella preparazione che porta ad uno stato mondiale. Infatti, sotto la guida di Lord Milner e dei suoi collaboratori, questo alto istituto è stato creato in collaborazione con l’élite finanziaria statunitense, al fine di garantire che il dominio del mondo anglo-sassone, portasse alla creazione di uno stato mondiale. Altre tavole rotonde sono state stabilite in tutti i dominions dell’impero britannico, ma anche negli Stati Uniti. A seguito delle ambizioni di Cecil Rhodes, finanzieri rinomati assunsero la squadra di Lord Milner, come Alfred Beit (1853-1906), Sir Abe Bailey (1864-1940) e la famiglia Astor. Altri gruppi si aggiunsero alla culla della globalizzazione guidata dalla Tavola Rotonda: JP Morgan [48], la banca Lazard o le famiglie Rockefeller e Whitney [49].

Prima di continuare lo studio delle “opere buone” della Tavola Rotonda, è necessario fare il punto seguente. Queste grandi famiglie del globalismo, anche se animate da uno scopo comune, non sono meno dilaniate dalle discordie interne. Se ne possono notare essenzialmente due. La prima è vecchia come il mondo, si chiama rivalità interna. Le rivalità delle ambizioni e l’ambiziosa ricerca di più potenza, più influenza e più ricchezza, per occupare i posti migliori, hanno tracciato la storia di questa aristocrazia commerciale. Questo fenomeno è vecchio come la storia dell’uomo. Al contrario, il secondo è specifico della Tavola Rotonda. Infatti, sotto l’apparente unità di intenti si trovano due scuole di pensiero. In entrambi i casi, queste correnti hanno lo stesso obiettivo: lo stato del mondo. Tuttavia, in un caso, una corrente difende il principio della formazione di un blocco unificato anglo-sassone (impero britannico associato agli Stati Uniti); questa base anglo-americana rappresenta la spina dorsale che permette al resto del mondo di aggregarvisi. Nel secondo caso, l’altra corrente non ritiene necessario sottolineare la nascita di un impero anglo-sassone come ancoraggio di un mondo unificato. Sostiene, invece, l’emergere di un mondo in cui nessun paese sarebbe in grado di imporre la sua legge o filosofia politica. Si tratta, per i sostenitori della seconda corrente, di creare una sorta di “purè” generale dell’umanità unificata in un unico e indistinto blocco. Abbiamo qui la contrapposizione tra i sostenitori del globalismo anglo-sassone e i sostenitori del globalismo planetario.

La Prima Guerra Mondiale è stato un passaggio da un mondo a un altro. Anche se non è possibile discutere in dettaglio il ruolo delle élite anglo-americane durante il conflitto [50], possiamo notare la missione determinante dello svedese Olof Aschberg (1877-1960), alla testa della Nya Banken a Stoccolma. Egli fu il grande finanziere mediatore tra le elite di Wall Street e la City da un lato e i leader bolscevichi dall’altro. Il suo soprannome era il “banchiere della rivoluzione mondiale.” Come ricordato da Antony Sutton, la banca di Olof Aschberg aveva una filiale a Londra, Banca del Nord Commercio, il cui presidente, Earl Gray semplicemente faceva parte della squadra di Cecil Rhodes e Lord Milner [51]. Quest’ultimo ha anche svolto un ruolo cruciale nell’oligarchia anglo-sassone. Infatti, oltre alla sua attività di cui sopra, fu Lord Milner che riuscì a convincere il primo ministro Lloyd Gorge, a sostenere fortemente la Rivoluzione bolscevica. Questa evoluzione capitale per il futuro del mondo è stata seguita da una visita a Londra, alla fine del 1917, di William Boyce Thompson (1869-1930), accompagnata da un rappresentante della JP Morgan, Thomas W. Lamont (1870-1948) [52]. Membro del comitato direttivo della U. S. Federal Bank (la Fed), WB Thompson era un funzionario al servizio dell’oligarchia nella Croce Rossa americana, presente a Pietrogrado nel 1917. Tale copertura gli ha permesso di fornire, tra l’altro, la somma enorme, all’epoca, di un milione di dollari ai bolscevichi [53]. Sulla via del ritorno a New York, si fermò a Londra per presentare un memorandum a Lloyd Gorge, riguardante il sostegno alla rivoluzione bolscevica. Lord Milner, un grande ammiratore di Karl Marx, non fece che supportare William Boyce Thompson nel suo compito di fare piegare Lloyd George. La rivoluzione bolscevica non sarebbe stato possibile senza l’azione decisiva della oligarchia commerciale anglo-americano [54].

La fine della prima guerra mondiale si aprì sotto gli auspici delle potenze commerciali anglosassoni vittoriose e di una Francia umanamente ed economicamente devastata. Il trattato di Versailles non garantiva la sicurezza della Francia nei confronti di un’indebolita Germania e dipendente in gran parte dai prestiti anglo-sassoni concessi alla sua economia. La paralisi della Francia di fronte ai grandi finanzieri anglo-sassoni peggiorò, quando questi ultimi accordarono prestiti attraverso il Piano Dawes (1924) e Young (1928) che, pur ponendo l’economia tedesca sotto il controllo delle banche a Londra e New York [55], hanno contribuito a rafforzare l’industria germanica. Infatti, dei giganteschi complessi per l’acciaio e i prodotti chimici, essenziali per la guerra, nacquero (IG Farben e Vereinigte Stahlwerke) nel corso degli anni ‘20. La sconfitta francese nel 1940, deriva in parte dalle attività finanziarie anglo-sassoni per il recupero tecnico ed economico della Germania (in particolare acciaio, benzina e gomma sintetiche) [56].

Parallelamente a questa politica, l’élite anglo-americana ha deciso di preparare dal 1918-1919 la mutazione della Tavola Rotonda. Infatti, per ragioni di maggiore efficienza, fu deciso di istituire due gruppi di riflessione, in entrambi i lati della sponda atlantica, incaricati d’essere i motori della politica estera dei due paesi. Dal lato inglese, ci fu la creazione nel 1919, sotto gli auspici di Lionel Curtis e la collaborazione di Lord Milner della Royal Institute of International Affairs (RIIA, nota anche come Chatham House) [57]. È lo stesso Lionel Curtis, che sosteneva un Commonwealth federale che integrasse gradualmente i vari paesi del mondo [58]. Questi obiettivi erano difesi negli Stati Uniti da Clarence Streit (1896-1986) [59], corrispondente del New York Times alla Società delle Nazioni (borsa di studio Cecil Rhodes, classe 1920) e il rappresentante statunitense del “gruppo Milner”, Frank Aydelotte [60]. Da parte americana, fu creato il Council on Foreign Relations (CFR) [61] nel 1921, sotto l’egida d’un personaggio centrale, il colonnello Edward Mandell House (1854-1938).

Stretto consigliere del presidente Wilson [62], questo personaggio fu il tramite tra il Gruppo Milner e i “big” di Wall Street (JP Morgan, Vanderlip, Rockefeller, Warburg, …). In questo elenco incompleto, si può incontrare il nome importante di Paul Warburg, che era a capo della U. S. Federal Reserve (Fed) fin dalla sua nascita nel 1913. Questa banca privata, indipendente dal governo centrale e responsabile dell’emissione monetaria [63], è uno Stato nello Stato. Tuttavia, fu lo stesso Paul Warburg che ha guidato la CFR dall’inizio. Siamo di fronte ad un groviglio di responsabilità di primo ordine tra gli oligarchi anglo-sassoni, soprattutto perché dobbiamo ancora parlare di Paul Warburg nella prossima sezione, dedicata a Paneuropa.

L’azione del colonnello House deve essere completata citando un capolavoro della mistica mondialista, il suo libro intitolato ‘Filippo Dru, amministratore’ [64]. Scritto nel 1912, questo libro evoca un colpo di stato da parte di un funzionario di West Point (Philip Dru) che impone una dittatura negli Stati Uniti, eliminando la costituzione del paese. Come Lord Milner, il colonnello House non ha esitato a citare le sue convinzioni profonde, sostenendo che il suo eroe ha posto “il socialismo come l’avrebbe sognato Karl Marx.” Egli dice, anche nel capitolo 52, di unificare tutto il blocco nordamericano. È una cosa acquisita dal lancio ufficiale del progetto a Waco, Texas, nel marzo 2005, come abbiamo presentare all’inizio di questo testo. E’ chiaro che queste élite hanno impostato il tono di eventi da non più di cento anni. La rete mondialista ha rafforzato la sua influenza attraverso la nascita di un istituto che svolgerà un ruolo di primo piano, nella costruzione europea: Paneuropa.

Paneuropa, trampolino di lancio del globalismo

La creazione di Pan-Europa è dovuta all’azione di un aristocratico austriaco, nato da madre giapponese, Richard Coudenhove-Kalergi (1894-1972). Lo scopo dichiarato di Coudenhove era quello di impedire che gli orrori della prima guerra mondiale si riproducessero. Questa intenzione è lodevole, ma è l’albero che nasconde la foresta. Infatti, molto presto, Coudenhove ha chiaramente indicato la direzione del suo movimento preparando una relazione presentata alla Società delle Nazioni nel 1925. Il suo obiettivo era quello di unificare l’Europa, al fine di integrarla all’interno di una organizzazione mondiale politicamente unificata. Per questo, ha ricordato nella sua relazione la necessità di creare “continenti politici”, tutti volti a creare una federazione delle federazioni, secondo la mente del suo autore [65]. Le sue dichiarazioni federaliste concordano con quelle della Fabian Society. Proseguendo nel suo slancio, Coudenhove organizzò nel 1926 la prima conferenza pan-europea di Vienna, sotto gli auspici del suo presidente onorario, il presidente Aristide Briand (1862-1932) [66]. Fu in questo convegno, che riuniva diverse nazionalità [67], che si decise di scegliere l’inno europeo, l’Inno alla gioia di Beethoven [68], che in seguito divenne l’inno dell’Unione europea. Gli obiettivi di Paneuropa sono esposti in modo chiaro all’interno del “principi fondamentali” in cui si afferma, tra l’altro: “(…) L’Unione Pan-europea ribadisce il suo impegno al patriottismo europeo, a coronamento dell’identità nazionale di tutti gli europei. Nel momento dell’interdipendenza e delle sfide globali, solo una forte Europa unita politicamente è in grado di garantire il futuro dei suoi popoli ed entità etniche. L’Unione Pan-europea riconosce il diritto all’autodeterminazione dei gruppi etnici allo sviluppo (…) culturale, economico e politico“[69].

Durante la Seconda Guerra Mondiale, R. Coudenhove-Kalergi, rifugiato negli Stati Uniti, poté insegnare in un seminario – ‘La ricerca per una federazione europea del dopoguerra’ – a favore del federalismo europeo, presso la New York University. Tornò in Europa nel 1946, contribuì notevolmente alla realizzazione dello dell’Unione parlamentare europea, che successivamente consentì la creazione nel 1949, del Consiglio d’Europa [70]. Rafforzando la sua influenza in tutti gli Stati, l’organizzazione europea riunisce rappresentanti nazionali incaricati di diffondere gli ideali del suo fondatore [71] che, dopo aver ricevuto nel 1950 il  prestigioso premio europeista Carlo Magno [72], passò le consegne a Otto von Habsburg, nel 1972 e poi a Alain Terrenoire.

Possiamo meglio comprendere l’impatto di Pan-Europa, concentrandosi al nerbo della guerra, il denaro. Il finanziamento di questo istituto spiega la profonda complicità dei suoi vertici con gli altri giocatori del globalismo. Oltre a sponsor industriali e finanziari, R. Coudenhove-Kalergi ha goduto del sostegno del banchiere Max Warburg, che rappresentava la banca tedesca di Amburgo. Come abbiamo visto sopra, suo fratello Paul (del ramo americano) è stato il capo della Fed e del CFR. Si capisce subito che R. Coudenhove-Kalergi ebbe carta bianca nel cooperare con la comunità finanziaria a Wall Street e la sua controparte di Londra. Questa collusione tra il fondatore di Pan-Europa ed altri sostenitori della globalizzazione, è stata ancora più grande, poiché Max Warburg era membro del consiglio di amministrazione della IG Farben in Germania, mentre suo fratello, Paul Warburg, era membro della filiale statunitense della IG Farben [73].

L’arrivo al potere di Adolf Hitler, come ha spiegato Antony Sutton, si spiega con l’ampio sostegno dell’industria e della finanza anglo-sassoni sui loro omologhi tedeschi. In questo caso, il direttore della Reichsbank, Hjalmar Schacht (1877-1970) fu un intermediario di prima mano. La sua azione è stato più profondo come ministro dell’Economia del Terzo Reich, dal 1934-1939. La ripresa economica della Germania, grazie alla sua azione, ha permesso a Hitler di perseguire una politica che non avrebbe mai potuto esercitare senza raddrizzare il paese. Tale pregiudizio avrebbe dovuto condurlo alla pena di morte al processo di Norimberga. Non è successo poiché fu assolto. In realtà, Hjalmar Schacht era fortemente legato alla aristocrazia commerciale anglo-sassone. Suo padre, lo statunitense William Schacht, aveva lavorato 30 anni alla filiale della Equitable Life Assurance di Berlino [74]. Suo figlio fu così, fin dalla sua nascita, membro del serraglio del sistema globalista. Ciò è ulteriormente rafforzato quando si sa che Hjalmar Schacht, dal 1918 era nel consiglio di amministrazione della Nationalbank für Deutschland (Banca Nazionale della Germania), accanto al banchiere Emil Wittenberg, che era anche membro del comitato direttivo della prima banca sovietica, fondata nel 1922, Ruskombank [75], che era diretta dal banchiere svedese Olof Aschberg … [76] come visto in precedenza. Per continuare nella vertigine, si può specificare che il direttore del dipartimento esteri della Ruskombank, lo statunitense Max May [77], fu Vicepresidente della Guaranty Trust Company, una filiale di una delle colonne di Wall Street, JP Morgan [78]. In questo caso, un alto rappresentante di Wall Street, ha poi lavorato nell’elite bancaris sovietica. E per finire, la collaborazione di Hjalmar Schacht con questo ambiente è stata rafforzata dalla sua amicizia con il capo della Banca d’Inghilterra, Montagu Norman. Comprendiamo meglio perché Hjalmar Schacht [79] non fu davvero preoccupato dopo la seconda guerra mondiale.

Il sostegno dell’aristocrazia commerciale anglo-sassone apolide al comunismo, al nazismo e alla presa del potere di Franklin Delano Roosevelt [80], riportato nella trilogia su Wall Street di Antony Sutton, era come una forma di esperimenti da laboratorio attivati sul piano locale (Unione Sovietica, la Germania nazista e gli Stati Uniti [81]). Con un nome diverso, Antony Sutton conclude che queste ideologie, variamente chiamate “socialismo sovietico”, “socialismo collettivo” (il nazionalsocialismo) e “socialismo del New Deal” sono state soltanto una forma di socialismo del monopolio; organizzazione ideale deve ora essere creata in tutto il mondo: il “nuovo ordine mondiale.” La guerra del 1939-1945 derivò da tutti questo lavorio occulto che ha permesso di scivolare verso un altro mondo, l’introduzione di due blocchi apparentemente antagonisti, è  perfettamente obbediente al principio hegeliano della tesi e antitesi. Tuttavia, questi due mondi sono alimentati dalle stesse fonti finanziarie, con cui è stato possibile gettare le basi per consentire il raggiungimento dello Stato Mondiale.

Dopo il 1945, il domani che canta

Dopo la seconda guerra mondiale, ci troviamo di fronte a tre date importanti nell’immediato post-guerra, 1946, 1947 e 1948. Fu il primo ministro britannico Winston Churchill che riprese l’idea di unificare l’Europa, in un discorso tenutosi a Zurigo, il 19 settembre 1946. Infatti, non esitò a dire: “Dobbiamo costruire una sorta di Stati Uniti d’Europa” [82]. Queste parole portano a Richard Coudenhove-Kalergi che era sostenuto da Churchill. Il fondatore di Paneuropa da parte sua si attivò per rilanciare l’ideale europeo, spiegando la storia del suo lavoro e dei suoi progetti da realizzare in un libro, ‘Ho scelto l’Europa’. In questo libro, Coudenhove ha goduto della prefazione di Winston Churchill…

La secondo data fu la riunione a Montreux, in Svizzera, nell’agosto 1947, che costituì un passo decisivo verso il rafforzamento delle basi dello stato mondiale in corso di preparazione. In effetti, diversi rappresentanti europei [83] e degli Stati Uniti [84] dei principi del federalismo mondiale, hanno deciso di istituire due istituti sotto l’egida del giurista svizzero Max Habicht [85], la cui efficacia è ampiamente sentita: il “Movimento Federalista Mondiale” (WFM) e l’Unione dei federalisti europei (UEF).

Il WFM ha presentato la suo Magna Carta, in occasione della riunione di Montreux, sostenendo l’istituzione dei principi fondamentali per stabilire uno stato mondiale federale. E’ chiaro che, 63 anni dopo le loro formulazioni, i loro desideri sono stati in gran parte soddisfatti. E’, infatti, affermato che “Noi, federalisti mondiali, siamo convinti che la creazione della Confederazione Mondiale è il problema centrale del nostro tempo. Fino a quando non sarà risolto, tutte le altre questioni – nazionali o internazionali – rimarranno senza una risposta valida. Questa non è tra la libertà d’impresa e l’economia pianificata, il capitalismo e il comunismo, ma si deve scegliere tra l’imperialismo e il federalismo“. A seguito di tale dichiarazione si proposero, tra l’altro, i seguenti principi: “la limitazione della sovranità nazionale” con “il trasferimento alla Confederazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario”, “creazione di una forza armata sovra-nazionale“, in particolare, l’identificazione di questa è di grande attualità, all’inizio del XXI secolo, che “una corretta prospettiva federalista dovrebbe integrare gli sforzi a livello regionale e funzionale. La formazione delle unioni regionali – nella misura in cui non sono un fine in sé e non sembrano destinate a cristallizzarsi in blocchi – può e deve contribuire al buon funzionamento della Confederazione Mondiale. Alla fine di questa Dichiarazione, si dice di favorire la creazione di un “Assemblea Costituente Mondiale”! [86] .

Insieme con la creazione della WFM, l’Unione dei federalisti europei (UEF) nacque a Montreux. Tuttavia, il lavoro di avanguardia aveva già preparato il terreno. Infatti, sotto l’influenza di Paneuropa di R. Coudenhove-Kalergi, fu fondata nel 1934 l’Unione Europa, per difendere l’ideale di un’Europa unita sul basata sul principio federale, sul modello svizzero [87]. Quattro anni dopo, nel novembre 1938, fu creato sotto l’influenza del fabiani Lord Lothian e Lionel Curtis, la Federal Union [88]. Quest’ultima è un ramo della UEF, allo stesso modo come lo sono le varie “filiali” francese (la francese UEF), tedesca (Europa-Union Deutschland), italiana (UEF Italia), ecc. Si noti che, come nel principio delle bambole russe, l’UEF è un ramo del World Federalist Movement (WFM) [89]. Pertanto, abbiamo un istituto europeo di lavoro a favore del federalismo che sposa insieme il lavoro del WFM, ma a livello mondiale. Perché è così importante discutere della missione della UEF? L’Istituto federale è presieduto dall’inglese Andrew Duff, eurodeputato sotto l’etichetta di “democratico liberale” [90]. Vi è anche un membro del Consiglio Europeo per le Relazioni Estere (CEDF – “European Council on Foreign Relations“) [91] creato nel 2007 [92], gemello europeo dello statunitense CFR, fondato nel 1921. Andrew Duff è anche colui che, in stretta collaborazione con la Fondazione Bertelsmann e il deputato austriaco Johannes Voggenhuber, ha permesso il rilancio del progetto di Costituzione europea, dopo la sconfitta dei referendum francesi e olandesi nel 2005 [93]. Il trattato di Lisbona non sarebbe stato possibile – o almeno reso più difficile – senza il sostegno e la convinzione di Andrew Duff. Inoltre, è chiaro che l’influenza dalla tomba di Cecil Rhodes e Lord Milner, si fa sentire nello sviluppo della costituzione europea (denominato “Costituzione Giscard“, che prelude al Trattato di Lisbona) nel periodo 2003-2004. In effetti, il ‘Milner Group’ e i fabiani sono sempre stati favorevoli all’unificazione dell’Europa, a condizione che sia fatto sotto la direzione anglo-sassone. Durante le due guerre mondiali, i tentativi di unità europea, sotto la guida tedesca, potenza terrestre, non poteva essere accettata da Londra e Washington, poiché la talassocrazia anglo-sassone si sarebbe trovata esclusa dagli affari del vecchio continente. Richard Coudenhove-Kalergi l’aveva pienamente capito, leggendo i suoi discorsi nel 1950. Pertanto, è utile guardare al segretario generale incaricato delle attività di telecomandare la “Costituzione Giscard”, l’inglese John Kerr. Il suo curriculum vitae rivela che egli è a capo di una compagnia petrolifera, la Royal Dutch Shell, ed è stato anche ambasciatore negli Stati Uniti della Gran Bretagna. I suoi legami con l’aristocrazia commerciale anglo-sassone rivelano anche che è un membro del comitato direttivo per il reclutamento delle élite nel contesto della “Borsa di studio Cecil Rhodes” [94]. Come potete vedere, il successo della globalizzazione è ormai questione di tempo, ma arriverà.

Infine, il Congresso dell’Aja (7-10 maggio 1948) sotto la presidenza onoraria di Winston Churchill, che ha coinvolto circa 800 militanti pro-europei [95], ha posto le basi dell’Europa unita. La figura di questo Congresso è stato il Segretario Generale Giuseppe Retinger (1888-1960). I veri protagonisti della storia sono spesso dietro le scene. Questo è il caso del lavoro di Retinger per il CFR e RIIA, che è stato determinante nello sviluppo di strutture a livello mondiale [96].

Note

[1] “La mossa degli Stati Uniti semina confusione nella UE“, di Charles Forelle, The Wall Street Journal, 2 febbraio 2010.

[2] Sito ufficiale della Comunità Economica Eurasiatica.

[3] “L’Unione doganale, istituito con la Russia, Kazakistan e Bielorussia” Ria Novosti.

[4] “Eurasia: il presidente del Kazakistan chiede la creazione di una moneta unica, la Evraz” Ria Novosti, 11 marzo 2009.

[5] “CEEA: la creazione di una unica moneta nei colloqui tra la Russia e il Kazakistan” Ria Novosti, 14 marzo 2009.

[6] Sito ufficiale del UNASUR.

[7] Il 26 novembre 2008, durante un incontro a Caracas, alcuni paesi del Sud America hanno deciso di preparare il terreno con la creazione del “Fondo di stabilizzazione e di riserva“, vale a dire una unità conto denominato “Sucre” (sistema di compensazione unità regionale). Questa unità si riferisce anche ad Antonio José de Sucre (1795-1830) che era un tenente al servizio di Simon Bolivar.

[8] Sito ufficiale della Assemblea parlamentare euro-latino-americano.

[9] Sito ufficiale del SICA.

[10] Sito ufficiale dell’Unione africana.

[11] Sito ufficiale del NEPAD.

Descrizione dell’Unione africana sul sito web del ministero francese degli Affari Esteri.

[13] Sito ufficiale del GCC.

[14] “Proposta di denominazione della moneta GCC ‘troppo generica’, Trade Arabia, 16 dicembre 2009.

[15] “La Cina spera di diffondere lo yuan all’interno dell’ASEAN”, Les Echos, 31 dicembre 2009.

[16] Sito ufficiale della PSP.

[17] La marcia irresistibile del nuovo ordine mondiale, di Pierre Hillard (Editions François-Xavier de Guibert, 2007), p. 21.

[18] Ibidem., Pp. 86-87

[19] La ripartizione delle nazioni europee: Dalla comunità euro-atlantica allo stato mondiale, Pierre Hillard (Editions François-Xavier de Guibert, 2005), p. 137 e la marcia irresistibile del Nuovo Ordine Mondiale, op. cit, p. 79. 79.

[20] “Risoluzione del Parlamento europeo sullo stato delle relazioni transatlantiche dopo le elezioni che hanno avuto luogo negli Stati Uniti” (2008/2199 (INI)), Réseau Voltaire, 23 marzo 2009.

[21] “La Russia e la Cina hanno proposto una moneta comune globale“, Réseau Voltaire, 11 luglio 2009.

[22] The Economist di gennaio 1988 ha annunciato il lancio di una moneta mondiale chiamata “Fenice” per il 2018. Siamo nei tempi previsti.

[23] “Discorso di accettazione“, da Herman von Rompuy, Réseau Voltaire, 19 novembre 2009.

24] Le rivendicazioni etniche e religiose, come l’opposizione tra regioni ricche e povere accelera la decomposizione degli stati nel mondo. Questo fenomeno si spiega in particolare con il trasferimento dell’autorità suprema alle unioni politiche regionale, a scapito degli stati, che non hanno più alcuna ragion d’essere. La disintegrazione degli stati sarà globale. Già alcuni leader degli Stati federali degli Stati Uniti, Texas e Vermont, vogliono la secessione. Per quanto riguarda l’Europa, il Belgio con le Fiandre o la Spagna con la Catalogna sono in grave rischio. Queste affermazioni regionaliste, che possono frammentare gli stati, sono necessarie per raggiungere la realizzazione del nuovo ordine mondiale.

[25] Fino agli inizi del gennaio 1973, la Francia ha condiviso il diritto di creare denaro con le banche private. Per finanziare la costruzione di alloggi per esempio, lo stato prendeva prestiti dalla banca centrale che creava la moneta. Successivamente, lo stato rimborsava il prestito, mentre la banca distruggeva le banconote, ma, soprattutto, non pagava gli interessi. Ma lo Stato si vietò di prendere in prestito dalla banca centrale, con l’articolo 25 della legge Pompidou-Giscard d’Estaing del 3 gennaio 1973. Privandosi della possibilità di creare moneta, a meno di rivolgersi a soggetti privati, che fanno pagare gli interessi ad un prezzo elevato. Pertanto, questa politica impedisce qualsiasi vera e propria politica sociale che rende gli investimenti pubblici inaccessibili e facendo, allo stesso tempo, aumentare il debito pubblico. Questo principio è sancito nel trattato di Maastricht (1992) all’articolo 104, che è stato inserito nell’articolo 123 del Trattato di Lisbona. Gli Stati membri dell’UE sono totalmente in balia dell’oligarchia finanziaria.

[26] Una gran parte di questo capitolo si basa sul lavoro di storico americano Carroll Quigley (1910-1977), tra gli altri, professore alla Georgetown University: The Anglo-American Etablishment, § GSG Associates, 1981. E’ stato soprattutto professore di … Bill Clinton.

[27] Il lancio, nel luglio 2009, di un progetto nel Nord Africa e del Medio Oriente per l’energia solare da distribuire in Europa, il DESERTEC. La filiale tedesca del Club di Roma, il centro aerospaziale tedesco e il principe Hassan bin Talal di Giordania hanno fortemente contribuito al progetto. Indirettamente, questa politica energetica contribuirà ad integrare ulteriormente questi paesi del sud del Mediterraneo con l’Unione europea, e quindi all’area euro-atlantica nel contesto dell’interdipendenza.

[28] Questo è il caso del “Corridoio di Nasco” con l’emergere del blocco nordamericano.

[29] I beneficiari delle borse di studio Cecil Rhodes negli Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Sud Africa, ecc, sono presentati sui siti web di queste scuole diverse.

[30] Dalla seconda metà del XIX secolo, il gruppo di Cecil Rhodes controllava il quotidiano Times of London riservato alle élite politiche ed economiche inglesi, per lo più membri di questa grande aristocrazia commerciale. Questo si chiama lavorare a porte chiuse.

[31] The Anglo-american Establishment, op. cit, p. 169.

[32] Il termine “gruppo Milner” viene utilizzato per riferirsi a figure politiche, economiche, militari e giornalistiche che si rifanno agli ideali di Alfred Milner e del suo mentore, Cecil Rhodes.

[33] Ibidem, pp. 133.

[34] Ci affidiamo al lavoro di Edward R. Pease, The History of the Fabian Society (EP Dutton and Company, 1916), più volte ristampato.

[35] Sito ufficiale della Fabian Society.

[36] Robert Owen si basava sui principi del filosofo Platone, in particolare il suo libro La Repubblica, difendendo l’ideale di una società guidata dall’élite aristocratica, eliminando il matrimonio, mentre favorisce la riproduzione dei migliori. Questa teoria si è propagata. Troviamo questi concetti in Brave New World di Aldous Huxley, 1984 di Orwell o anche in alcune opere di Herbert George Wells, uno dei principali membri della Fabian Society.

[37] L’Università di Oxford, è diventata un centro di reclutamento elitaria tramite la “Borsa di studio Cecil Rhodes” in Gran Bretagna.

[38] Tenete a mente che tutto è collegato.

[39] Ai primi del XXI secolo, 200 parlamentari britannici appartenenti alla Fabian Society, come l’ex primo ministro Tony Blair (promotore della politica economica denominata “3.za via“, principio fabiano per eccellenza) o Gordon Brown.

[40] Non sembra aver trovato soddisfazione.

[41] libro pubblicato nel 1928, ristampato nel 1931 con il titolo ‘Che cosa dobbiamo fare con le nostre vite?.’

[42] The War That Will End War, di HG Wells. Versione francese: La distruzione liberatrice, ristampato da Editions Le passé du futur, Grama, Bruxelles, 1995 214.

[43] Ibidem, pp. 134: “E ‘stato in un’atmosfera d’incredulità che iniziò la riunione per introdurre il nuovo ordine mondiale.”

[44] Il Nuovo Ordine Mondiale di HG Wells, ristampato da Filiquarian Publishing, LLC, 2007.

[45] La maggior parte dei leader economici dell’amministrazione Obama proviene dalla Pilgrim Society.

[46] Cfr. The Anglo-American Etablishment, op. cit, p. 82 e le pagine 117 e seguenti.

[47] Sito ufficiale della Tavola Rotonda.

[48] JP Morgan Company, un pilastro della finanza anglo-sassone, è stata fondata da John Pierpont Morgan (1837-1913).

[49] Cfr. le opere di straordinario Antony Sutton (1925-2002), ricercatore alla Hoover Institution e della Stanford University, che descrive il sostegno da Wall Street a tre eventi: Wall Street e la rivoluzione bolscevica, Arlington House, 1974, Wall Street e FDR (ndr: Franklin Delano Roosevelt) e Wall Street e l’ascesa di Hitler. Dobbiamo anche aggiungere questa serie in tre volumi: la tecnologia occidentale e lo sviluppo economico sovietico 1917-1930; tecnologia occidentale e lo sviluppo economico sovietico 1930-1945, e della tecnologia occidentale e lo sviluppo economico sovietico 1945-1965, mostrando da una documentazione di prima mano il sostegno economiche e finanziarie dell’occidente all’Unione Sovietica e ai suoi alleati.

[50] Invitiamo il lettore ad interessarsi a Basil Zaharoff (1850-1936) che ha fatto fortuna vendendo armi alle parti in conflitto nel 1914-1918.

[51] Wall Street e la Rivoluzione bolscevica, op. cit, p. 57.

[52] Ibidem., Pp. 83. 83.

[53] Ibidem, pp. [53] Ibidem, pp. 82. 82. E’ interessante notare che Harry Hopkins (1890-1946), che più tardi divenne l’eminenza grigia del presidente Roosevelt, è stato l’intermediario tra gli americani della Croce Rossa guidata da William Boyce Thompson, a Pietrogrado nel 1917 e la sua rappresentanza di Washington in Ibidem, pp. 72.

[54] Ibidem., Pp. 89-100. Il memorandum di William Boyce Thompson ha presentato a Lloyd George può essere letto integralmente a pagina 197 e seguenti, del paragrafo intitolato “Documento 4“.

[55] Petrolio, una guerra di un secolo, di William Engdahl (Editions Jean-Cyrille Godefroy, 2007), p. 94 e seguenti.

[56] Wall Street e l’ascesa di Hitler, op. cit, vedere capitoli da 1 a 5, in particolare a pagina 47.

[57] The Anglo-american Establishment, op. cit, p. 182.

[58] Oltre alla Gran Bretagna e ai suoi domini, Lionel Curtis non ha esitato ad aggiungere: Francia, Scandinavia, Irlanda, Egitto, India, Belgio, Paesi Bassi, Canada e Stati Uniti. Questi progetti sono stati presentati nel suo libro pubblicato in una edizione nel 1938: The Commonwealth of God in the Anglo-American Etablishment, op. cit, pp. 282-283.

[59] Dell’Unione: una proposta di unione federale delle democrazie del Nord Atlantico, da Clarence Streit (Harper & Brothers Publishers, 1939).

[60] The Anglo-american Establishment, op. cit, p. 283.

[61] “Come funziona il Council on Foreign Relations nel determinare la diplomazia degli Stati Uniti“, Réseau Voltaire, 25 giugno 2004.

[62] Il Presidente Wilson lo chiamava il suo “alter ego“.

[63] Wall Street e FDR, op cit, p. 92 e seguenti.

[64] Si veda il nostro libro ‘La marcia irresistibile del nuovo ordine mondiale’, op.cit, p. 14, pp. 80-81. 80-81. ‘Philip Dru, amministratore’, della Edward Mandell House, ripubblicazione di Robert Welch University Press, 1998.

[65] Le Paneurope, Anne-Marie Saint Gille (Presses de l’Université de Paris Sorbonne, 2003), pp. 130-131.

[66] L’impegno di Aristide Briand accanto al Paneuropa, acquisito ai principi regionalista e federalista in un quadro politico unitario globale, permette di capire meglio il discorso del rappresentante francese all’Assemblea Generale della Società delle Nazioni, 5 settembre 1929, che chiedeva un “legame federale” tra gli Stati europei.

[67] Il rappresentante britannico in questa conferenza pan-europea, del 1926, A. Watts, era un membro del Royal Institute of International Affairs dal “gruppo Milner“, in La Paneurope, op.cit. cit, p. 148.

[68] “Richard de Coudenhove-Kalergi (1894 -1972)”, site internet dell’associazione PanEurope-France.

[69] Pan-Europa ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo di tutti i testi per la tutela dei gruppi etnici. vedasi il nostro libro ‘Minorités et régionalismes dans l’Europe Fédérale des Régions’ (Editions François-Xavier de Guibert, 4a edizione, 2004) e in questo libro, il capitolo intitolato “Uniting Charlemagne” p. 75 e seguenti.

[70] “Richard Coudenhove-Kalergi” sul sito web della società europea Coudenhove-Kalergi.

[71] Sito ufficiale della Associazione Paneuropa.

[72] Cfr. il suo discorso profetico, di cui all’allegato 11, sulla decomposizione delle nazioni europee, in particolare il passaggio in cui Coudenhove chiede l’istituzione di una “Unione Atlantica“, una federazione “a tre” come diceva lui, “L’Inghilterra è il ponte tra l’Europa e l’America.” Questo è esattamente ciò che è perseguito dalle autorità di Bruxelles e Washington, acceleratosi a partire dal 1990. Vedi l’elenco completo dei beneficiari del Premio Carlo Magno sul sito web del Comitato.

[73] Wall Street e l’ascesa di Hitler, op. cit, capitolo 2, “L’impero della IG Farben”, p. 33.

[74] Wall Street e la Rivoluzione bolscevica, op. cit, pp. 125-126.

[75] Ibidem, pp. 126.

[76] Ibidem, pp. 60.

[77] Ibidem., pp. 61-62

[78] Ibidem, pp. 50.

[79] Si dovrebbe inoltre aggiungere che Hjalmar Schacht fu responsabile per l’esistenza della Banca dei regolamenti internazionali (Bank of International Settlements). Antony Sutton riferisce anche della riunione decisiva del 20 febbraio 1933, a casa di Hermann Goering, che ha contribuito, in presenza di Adolf Hitler, a raccogliere fondi per finanziare il partito nazista. I più grandi maestri dell’industria tedesca erano presenti e misero i fondi necessari (Krupp von Bohlen, Albert Voegler von Loewenfeld …) tutto è stato fatto sotto la guida di Hjalmar Schacht, in Wall Street e l’ascesa di Hitler , op. cit, p.108.

[80] Antony Sutton cita, tra gli altri, l’influenza di Gerard Swope (1872-1957), presidente della General Electric Company, che ha consentito la politica socialista del presidente Roosevelt, in Wall Street e FDR, op cit, p. 86. 86.

[81] Carroll Quigley, spiega, tra l’altro l’infiltrazione all’interno dell’apparato politico degli Stati Uniti da parte di JP Morgan in Tragedy and Hope. A History of the World in Our Time (GSG e Associati, 1966), p. 938.

[82] Il primo ministro britannico fece commenti, nel suo discorso a Zurigo, che sono in linea con la globalizzazione, a giudicare questi brani: “(…) L’Unione europea ha fatto molto per raggiungere questo obiettivo e questo movimento deve molto al conte Coudenhove-Kalergi e a quel grande patriota e statista francese qual’era Aristide Briand (…). Noi abbiamo il nostro Commonwealth Britannico. L’organizzazione del mondo non s’indebolisce, ma piuttosto si rafforzate e in cui, in realtà, torva il suo principale sostegno. E perché non vi è un gruppo europeo per dare alla gente, distante l’una dall’altra, un senso di patriottismo e una sorta di cittadinanza comune? E perché un gruppo europeo non dovrebbe occupare il suo posto tra gli altri gruppi, e contribuire a governare la nave dell’umanità? (…).” Chiedendo una riconciliazione franco-tedesca, Churchill ha detto con spirito fabiano: “Bisogna che il nostro obiettivo permanente sia quello di aumentare e rafforzare il potere delle Nazioni Unite. Dobbiamo creare la famiglia europea, dandole una struttura regionale, sotto questo organismo mondiale, e questa famiglia sarà poi definita Stati Uniti d’Europa” (…) in George C. Marshall, Benchmark, Losanna, 1973

[83] L’influenza federalista si fece sentire attraverso europei come Denis de Rougemont, Brugmans Henri e Alexandre Marc.

[84] Da parte statunitense, dal 1924, Rosika Schwimmer e Lola Lloyd difesero la causa delle donne (diritto di voto, ecc) organizzando la prima assemblea costituente mondiale, ad essere eletto dal popolo, per redigere una costituzione del mondo. Questa iniziativa è stata rilanciata nel 1937, a Chicago, con una campagna per il governo mondiale. Sarebbe molto interessante sapere chi è stato il finanziatore di tali progetti. Successivamente, altri americani hanno prepararono le menti per un mondo unito: Emery Reves, autore di Anatomia della Pace, difendeva l’idea di un governo mondiale (è stato anche l’agente letterario di Winston Churchill); il politico Wendell Wilkie, con il suo libro One World, l’avvocato Grenville Clark, autore di World Peace Through World Law, il giornalista Norman Cousins, il giornalista e senatore democratico Alan Cranston e il filosofo Robert Hutchins.

[85] Presentazione del World Federalist Movement sul suo sito web.

[86] Dichiarazione di Montreux del 23 agosto 1947.

[87] Si veda il nostro libro La Fondazione Bertelsmann e la Global Governance (Editions François-Xavier de Guibert, 2009), pp. 95-96 e “Geschichte der Europa-Union Deutschland” sul sito web della Europa-Union Deutschland.

[88] “La Storia dell’Unione Federale” sul sito web dell’associazione.

[89] “Federalismo regionale” sul sito web del World Federalist Movement.

[90] Sito Web Ufficiale di Andrew Duff.

[91] “ECFR’s Board and Council” sul sito web del Consiglio europeo per le Relazioni Estere.

[92] “Istituzione accelerata del Council on Foreign Relations europeo“, Réseau Voltaire, 3 ottobre 2007.

[93] Bertelsamann Foundation and Global Governance, op. cit, p. 92 e seguenti.

[94] “Trustees” sul sito web della Trust Rodi.

[95] Tra i molti partecipanti, si possono incontrare Richard Coudenhove-Kalergi, Konrad Adenauer, Denis de Rougemont, Alcide de Gasperi, François Mitterrand, ecc.

[96] “Storia segreta del l’Unione europea“, di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 28 giugno 2004.

©Pierre Hillard, Réseau Voltaire, 2010

Traduzione di Alessandro Lattanzio
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